Sentiero Roma-Alta Via Valmalenco (6 giorni)

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Sentiero Roma-Alta Via Valmalenco (6 giorni)

Senza dubbi, 2 dei trekking più belli delle Alpi, paesaggisticamente molto diversi, il Sentiero Roma attraversa tutta la testata della Valmasino in ambiente sempre molto selvaggio con numerosi passaggi attrezzati anche impegnativi mentre l’Alta Via della Valmalenco è tecnicamente meno impegnativa ma paesaggisticamente molto più varia . Percorrerli in sequenza la ritengo un esperienza unica che consiglio a tutti. Durante il sentiero Roma siamo stati un pò sfortunati col meteo, inoltre attraversare i tratti attrezzati col bagnato è stato molto più impegnativo mentre in Valmalenco il tempo è stato buono, abbiamo avuto solo l’inconveniente (se cosi si può dire) di non trovare posto per l’ultima tappa così appunto l’ultima è stata piuttosto lunga (circa 34 km).

1° Tappa

Salendo a Codera con vista sul lago di Mezzola
Arrivo a Codera
Rifugio Brasca
Alpe Averta e il Barbacan sulla sinistra
Non lontani dal Barbacan, in basso la val Codera
In val Porcellizzo a 40 minuti dalla Gianetti

1° Tappa – Novate Mezzola – Rifugio Gianetti. Tappa subito abbastanza dura che supera i 2500 metri di dislivello, se non si è ben allenati meglio pernottare al rifugio Brasca. Siamo partiti verso le 7 da Novate Mezzola e con passo lento (dovuto allo zaino pesante) superiamo la mulattiera scalinata della val Codera e raggiungiamo il mitico paesino di Codera m 825, da qui fino al rifugio Brasca il percorso si svolge su strada sterrata. Dopo la pausa al Brasca ammirando le cascate dell’Arnasca, iniziamo la dura salita della valle Averta che culmina al passo del Barbacan m 2598 (nord-ovest). Emozionante l’attraversamento dell’alpe Averta m 1957 costellata di minuscole baitelle. Dopo un ultimissimo tratto ripido agevolato da qualche catena, siamo al passo dove il paesaggio si apre immenso sulla val Porcellizzo, aguzzando la vista è visibile il tetto rosso del rifugio Gianetti. Dopo una breve ripida discesa, intercettiamo il sentiero che unisce il rifugio Omio al rifugio Gianetti, lo seguiamo e dopo qualche sali e scendi siamo dal Mimmo (gestore) della Gianetti. La prima tappa è fatta, prendendola con calma non è stata poi così dura. Dopo cena, il cielo ci regala anche un bel tramonto.

2°Tappa

Alba al rifugio Gianetti
Le prime catene salendo al passo Camerozzo
Discesa dal passo Camerozzo
Verso il passo Qualido
Discesa dal passo Qualido
Salita al passo dell’Averta
Il tratto attrezzato sullo sperone di cima Zocca

2° Tappa – Rifugio Gianetti – Rifugio Allievi. Le previsioni erano buone ma il cielo è semicoperto e minaccia pioggia anche se ci ha regalato un alba spettacolare. Dopo 1 ora di attesa sperando nel miglioramento che non arriva, partiamo alla volta del passo Camerozzo m 2765 che raggiungiamo dopo qualche breve tratto attrezzato. Iniziamo subito a scendere sul versante della valle del Ferro (tratto più tecnico del Sentiero Roma) e neanche a farlo apposta inizia a piovere. La discesa si fà più impegnativa con le rocce bagnate ma comunque ne raggiungiamo il fondo quando ovviamente smette anche di piovere. Traversiamo tutta la valle del Ferro con un bel saliscendi poi uno strappetto facile ma ripido ci conduce al passo Qualido m 2647, finalmente il cielo si apre un pò per farci vedere lo spettacolo granitico della valle del Ferro. La discesa in val Qualido presenta alcuni tratti attrezzati non impegnativi. La traversata della val Qualido risulta piuttosto breve infatti poco dopo siamo alla rampa che con l’aiuto di alcune catene ci fà giungere il passo dell’Averta m 2540. Il panorama si apre sulla valle di Zocca dove occheggia il rifugio Allievi m 2390, la nostra meta giornaliera. La discesa in val di Zocca non presenta grandi difficoltà. Traversiamo sotto le pareti della cima di Zocca fino ad arrivare alla sua costola meridionale che superiamo dopo un divertente tratto attrezzato. Un ultima ripida salita ci consente di arrivare alla stessa quota del rifugio Allievi-Bonacossa che raggiungiamo brevemente in piano. Al rifugio ci aspetta una sorpresa, la turbina è stata manomessa per disaccordi che non stà a me raccontare, il fatto è che siamo senza corrente ma non è questo il problema, i gestori ci dicono che la mattina dopo chiudono perchè devono scendere per salvare il salvabile (cibi di frigo e freezer) ma anche questo non sarebbe un problema se le previsioni non mettessero pioggia anche abbondante per tutta la giornata, infatti la nostra idea era di fermarci al rifugio un giorno in più se le condizioni fossero proibitive, vabbè vedremo domani.

3° Tappa

Verso il passo Torrone con cielo minaccioso
All’imbocco del passo del Torrone
Bivacco Manzi in val Torrone
Bivacco kima in val Cameraccio
I ragazzi al bivacco Kima
Il laghetto del Cameraccio. In salita verso la bocchetta Roma
Non lontani dal rifugio Ponti

3°Tappa – Rifugio Allievi-Bonacossa – Rifugio Ponti. Di notte ha piovuto e tuonato un bel pò e la mattinata ci si presenta come da previsioni, cielo coperto e pioggia a intermittenza per fortuna senza temporali. Alle 7 i gestori scendono in elicottero e noi insieme ad una coppia conosciuta la sera prima decidiamo di provare a partire in direzione del rifugio Ponti. Traversiamo senza pioggia al passo del Torrone m 2550. La discesa del canale in val Torrone con le rocce bagnate si presenta più impegnativa di quello che mi aspettavo. Una volta raggiunto il fondo si scende ancora un pò per aggirare una costola rocciosa poi si risale faticosamente fino nei pressi del bivacco Manzi m 2562. Senza raggiungerlo proviamo ad aspettare un attimo per capire come si evolve il meteo che alla fine per ora ci ha risparmiato dalla pioggia, comunque ora pare arrivi acqua allora ci rifugiamo nel bivacco e ci facciamo anche un sonnellino col tintinnio della pioggia che nel frattempo è arrivata. Il bivacco è piuttosto accogliente infatti in caso non smetta resteremo qui per la notte. Passata almeno 1 ora e mezza, qualche breve sprazzo di sole ci sprona a ripartire. Saliamo la rampa, aggiriamo il nevaio sulla destra e raggiungiamo le rocce attrezzate che ci condurranno al punto più alto di tutto l’itinerario, il passo Cameraccio m 2950 dove purtroppo la nebbia ci nega la vista che sarebbe spettacolare. Iniziamo la traversata della val Cameraccio che stranamente la ricordavo peggio, cioè con molti tratti con grossi blocchi invece si cammina sempre abbastanza bene su ganda e praterie d’alta quota. Dalle nebbie all’improvviso sbuca il bivacco Kima m 2654 che ritengo una vera e propria villetta in un deserto di granito. Entriamo per mangiare qualcosa e dopo un attimo inizia a piovere in modo deciso, chissenefrega, passare qui la notte non è un problema anche se poi dovremmo riguardare il nostro programma. Poco dopo arrivano 4 giovani con cui mi trovo subito in confidenza, mi ha stupito la loro conoscenza di tante di quelle cime che ai più sono sconosciute e oltretutto sono saliti anche loro col brutto tempo per andare domani al monte Sissone. Improvvisamente si apre tutto, abbandoniamo l’idea di pernottare qui anche se un pò mi dispiace. Scendiamo la morena e risaliamo in direzione della bocchetta Roma m 2898 che raggiungiamo dopo aver superato il nevaio senza problemi e le successive roccette attrezzate che fortunatamente si sono già asciugate. Dalla bocchetta in meno di 1 ora siamo al rifugio Ponti m 2559.

4° Tappa

Sguardo verso il passo di Corna Rossa dal rifugio Ponti
Salita al passo di Corna Rossa
Discesa in valle Airale in Valmalenco
Rifugio Bosio in valle Airale
Alpe Mastabbia
Laghetti Sassersa
Sul nevaio sotto il passo Ventina
Arrivati al rifugio Porro

4° Tappa – Rifugio Ponti – Rifugio Porro Per l’ennesima volta ci svegliamo col cielo coperto anche se questa volta pare volga al bello. Partiamo dal rifugio, traversiamo la gigantesca morena e raggiungiamo i nostri nuovi amici (conosciuti al rifugio Allievi) che hanno dormito in tenda. La salita al passo di Corna Rossa non mi è mai piaciuta ma non per la difficoltà che non c’è, ma per la sensazione che venga giù tutto. Raggiungiamo incolumi l’ex rifugio Desio m 2830 al passo di Corna Rossa, da qui inizia la lunga discesa della valle Airale fino al rifugio Bosio m 2086 dove facciamo una sosta panino e birra. Salutiamo i nostri amici che scendono a Torre Santa Maria per finire il sentiero Roma mentre noi proseguiamo per inanellare anche l’Alta Via della Valmalenco. Superiamo le baite di Mastabbia posizionate in posizione eccezionale e proseguiamo fino ai Giumellini dove il sentiero taglia alto e raggiunge il canalone della val Sassersa a circa metà. La salita è faticosa ma viene ripagata dallo spettacolo dei laghetti Sassersa incastonati in un deserto di rocce rosse. Un ultima salita ci permette di raggiungere il passo Ventina m 2675. Ora non ci resta che scendere ripidamente il sentiero fino al nevaio che traversiamo senza problemi e giù fino al rifugio Porro m 1965.

5° Tappa

Il monte Disgrazia dai Ciaz de Fura
Alti sopra al rifugio Longoni
Nei pressi della forcella di Scerscen e il lago del Tricheco
Nel vallone dello Scerscen passaggio ai Sassi Bianchi e il gruppo Bernina
A tu per tu con lo stambecco nei pressi del rifugio Marinelli
Finalmente relax al rifugio Marinelli

5° Tappa – Rifugio Porro – Rifugio Marinelli Finalmente ci alziamo col cielo sereno. Dal rifugio scendiamo a Chiareggio m 1612, ci prendiamo un paio di panini e su verso il rifugio Longoni m 2450. Il passaggio al Ciaz de Fura è sempre spettacolare. Dal rifugio su consiglio di Elia (rifugista) prendiamo il sentiero che sale piuttosto deciso verso la Sassa D’Entova poi traversa lungamente in direzione est, dopo aver superato un passaggio su placca attrezzato si cala leggermente fino a raggiungere la strada che serviva l’ex rifugio Scerscen. Costeggiamo il lago del Tricheco e dopo una breve salita su sfasciume, siamo alla forcella d’Entova m 2832. La vista si apre sul gruppo del Bernina, anche il rifugio Marinelli m 2812 si intravede ma sembra davvero lontano. Iniziamo la discesa verso il vallone dello Scerscen fino ad un bivio dove prendiamo a sinistra e traversiamo alti ai Sassi Bianchi, stupendo il paesaggio dolomitico. Giunti sulla costola scendiamo al torrente nel vallone dello Scerscen, ora ci aspetta una lunga traversata a semicerchio fino al rifugio Marinelli che ormai raggiungiamo a orario di cena.

6° Tappa

Partenza dal rifugio Marinelli
Il rifugio Carate e il monte delle Forbici
Alla forcella di Fellaria
Arrivo al rifugio Bignami
Lago di Alpe Gera nei pressi dell’alpe Gembrè
Le baitelle della val Poschiavina
Passo Campagneda
Il sentiero alto verso il rifugio Cristina
Prabello e il rifugio Cristina
Arrivo a Caspoggio

6° Tappa Rifugio Marinelli – Caspoggio L’idea era di fare un altra tappa in zona Campagneda ma i rifugi sono tutti pieni allora per forza di cose decidiamo di terminare oggi la nostra traversata. Dalla Marinelli evitiamo di salire alla bocchetta di Caspoggio perchè la mattina presto la neve sarà sicuramente gelata, allora scendiamo al rifugio Carate per traversare e salire alla forcella di Fellaria m 2819, questo tratto non è il mio preferito a causa di molti tratti con grossi massi. Dalla forcella invece la discesa è piacevole fino al rifugio Bignami, la vista sul ghiacciaio di Fellaria è sempre spettacolare e unica. Scendiamo in direzione dell’alpe Gembrè che raggiungiamo dopo 1 oretta di cammino, sosta obbligatoria alla freschissima fontana. Traversiamo costeggiando dall’alto la diga di alpe Gera fino allo strappetto che ci conduce in val Poschiavina. Superiamo l’alpeggio che pare uscito dalle favole e proseguiamo su percorso più o meno pianeggiante fino allo strappetto per il passo di Canciano m 2454 al confine con la Svizzera dove la direzione cambia marcia e dopo aver costeggiato alcuni laghetti, risale fino al passo Campagneda m 2615 addobbato da un arco in legno. Dal passo possiamo dire di aver terminato le salite. Invece di scendere ai laghetti Campagneda, prendiamo il sentiero alto alla sinistra che taglia a mezza costa fin sotto il Cornetto e poi scende sulla piana non lontano dall’alpe Prabello dove ci vuole una sosta obbligata con birra e torta offerta da Vania del rifugio Cristina m 2222. Ripartiamo in direzione della famosa chiesetta poi a sinistra continuiamo sul sentiero che con alcuni saliscendi raggiunge il bellissimo alpeggio di Acquanegra dove troviamo Tita che è salito da Caspoggio per venirci a prendere. Ora non ci resta che seguire il sentiero verso Caspoggio che con numerosi saliscendi degrada proprio fino in paese.

E’ fatta, con 5 pernottamenti e 6 giorni di cammino completiamo sia il sentiero Roma che l’Alta Via della Valmalenco, 2 percorsi altamente spettacolari delle nostre montagne. Avevo percorso già alcuni anni fà l’Alta Via della Valmalenco e più volte vari tratti del Sentiero Roma ma così tutti e 2 insieme non è certo la stessa cosa. Un consiglio…se avete qualche giorno di tempo andate a farlo anche voi non ve ne pentirete.